e-mail al direttore

Copia della lettera inviata dal Presidente della "Coeuropa 93" Maurizio Berruti, al Direttore responsabile del "Sole 24 ore" 



                                                                                            Roma, 03 - 11 - 1997 

Oggetto: Taxi collettivo. 

G.le direttore, abbiamo avuto modo di apprezzare, per la sua lucida analisi, l'articolo di Roberto Ciuni del 22 ottobre dal titolo "La demagogia viaggia in taxi, ma 'collettivo' ". Concordiamo con lui che la proposta dei cosiddetti "taxi collettivi", così formulata, nasce su gambe traballanti. Non solo non si tiene conto di come sia gestito il mercato nel nostro paese, i danni e le anomalie che, con il tempo, si sono formate in mancanza di regole certe e di liberismo economico, ma si scarica su un settore di piccoli lavoratori autonomi l'incapacità dello Stato di gestire al meglio un trasporto ad esso demandato. Oltre a dover trovare una soluzione, seppure di facciata, che aumenti la mobilità delle persone, il governo deve trovare spazio per nuovi posti di lavoro che vadano a sopperire alle ristrutturazioni indispensabili, sia per le casse dello stato che per sanare l'economia del paese. Nel fare questo si fa finta di ignorare che nuovi posti di lavoro non nascono da semplici desideri governativi o da leggi dello Stato, ma sono il risultato di una serie di fattori, non ultimo l'aumento della domanda di nuova occupazione a seguito di un miglioramento dell'economia in senso generale. Sicuramente, nell'ottica del governo, il settore taxi è considerato un ammortizzatore sociale dove, gira che ti rigira, la solfa sarà sempre quella di rilasciare nuove licenze taxi. Quanto da noi detto sarebbe rimasto in pectore se non avesse fatto seguito all'articolo in questione, l' intervento del Governo per bocca (o penna) del Sig. Gianni Silvestrini, da voi pubblicato nel giornale del 31 ottobre, titolato " Taxi collettivo, il coraggio di 'inventare' un servizio". Realtà vuole che nel dibattito faccia sentire la propria opinione anche chi è attore principale della proposta. Il Sig. Silvestrini della Commissione tecnico-scientifica del Ministero dell'ambiente, dovrebbe spiegare come si arriverà ai fantascientifici taxi reperiti dal satellite, con quali fondi, con quali organizzazioni economiche, per quale utenza, con quali tariffe (che devono comunque essere remunerative). Conosce il Sig. Silvestrini la situazione associativa ed economica del settore taxi? Lo sa che in Italia i taxi non possono fare società, come sono permesse nel resto del mondo e che le uniche società permesse sono quelle cooperative? Che le cooperative, per manovre politiche, sono state ridotte ad essere poco più che società di fatto, in quanto le amministrazioni locali hanno pensato bene di far intestare alle cooperative solo le autovetture, lasciando la licenza di titolarità ai singoli soci contravvenendo, in questo modo, a tutte le leggi vigenti sul problema? Sa il Sig. Silvestrini che noi saremmo molto lieti di fare shuttles che vengono a prendere i clienti a casa per portarli all'aeroporto", ma che questo non ci è consentito dai regolamenti comunali? La volontà di inventare qualcosa di nuovo è sempre encomiabile. Disdicevole può essere, in linea di principio, inventare un motore a fusione nucleare senza aver costruito prima il contenitore per confinare il plasma radioattivo. L'esperimento (?) di Napoli sull'istituzione dei taxi collettivi, già dopo tre giorni, dimostrava la sua latente demagogia. Il servizio di Napoli viene esercitato con taxi scudo FIAT dal costo di svariati milioni di lire. Essi stazionano in un area che potremo definire "capolinea". Il primo della fila di 10 taxi collettivi parte dopo aver "caricato" almeno due passeggeri. Considerando che, per trovare due persone che vogliono utilizzare detto mezzo, al meglio occorrano di media 10 minuti, il decimo taxi della fila partirà dopo 100 minuti. Con questa media, come farà ad avere ricavi per pagare le cambiali del taxi, i contributi, le tasse, la malattia e tirare fuori il suo reddito? Si consideri, inoltre, che le tariffe sono di £. tremila a persona. Anni fa, la scrivente cooperativa fece la proposta di istituire su determinati percorsi protetti, il taxi di linea. Si mettevano a disposizione le autovetture che già avevano svolto il servizio la mattina, su percorsi di linea nel pomeriggio. Oggi i taxi in Italia non possono lavorare più di 8 ore giornaliere e ci sembrava, l'utilizzo dei mezzi a quel fine, un modo per recuperare produttività e limitare i costi di gestione. In definitiva si ottemperava ad una delle leggi dell'economia che vuole il pieno utilizzo dell'impianto. Nel progetto le tariffe sarebbero state stabilite dalla cooperativa in base ai costi e sarebbero state utilizzate normali autovetture taxi. All'occorrenza sarebbe stato aumentato il numero delle vetture operanti sulla linea. Tutto nell'ottica di elasticità aziendale ed economicita. Era, e può essere, un primo e serio modo di affrontare il problema, incentivando la libera organizzazione economica, premiando chi è in grado di organizzarsi in questo modo. La scrivente è ancora disponibile ad effettuare detto servizio (già abbiamo inoltrato lettera di richiesta), ma vorremmo patti chiari. Si dovrà stabilire la natura del servizio, pubblico o d'interesse pubblico, esercitato da privati, l'analisi dei costi da cui far derivare le tariffe. Su quest'ultima richiesta, nasce spontanea la domanda: le tremila lire stabilite attualmente sono sufficienti a coprire i costi ? Non crediamo che il Governo voglia fare una sana, graduale politica liberista. Se un domani dovessero "vincere" i migliori a nulla servirebbero più le tessere politiche o quelle sindacali. 

P.S. Si prega, nell'ottica del dibattito, di pubblicare la presente. Inoltre, la scrivente cooperativa è interessata ad un incontro con la redazione de "IL SOLE 24 ORE" per approfondire il tema. Si rimane in attesa di Vostro gentile riscontro.