Torna a
l sommario


Notiziario N.28 - Agosto - Settembre 2004
                                                                                                                Pag. 7

Pagina 1 | Pagina 2 | Pagina 3 | Pagina 4| Pagina 5|Pagina 6|Pagina 7 |Pagina 8

                                                                

                     

CAMBIO AUTOMATICO
Non richiede l’intervento del guidatore né sul pedale della frizione (che quindi viene eliminato) né sulla leva del cambio (sostituita da un altro selettore con funzioni “elementari”: avanti, indietro, parcheggio). Può avere rapporti fissi, oppure essere un cambio a variazione continua (CVT). In un automatico classico di ingranaggi sono diversi da quelli delle trasmissioni manuali poiché vengono utilizzati ruotismi epicicloidali. Il disco della frizione è sostituito da un convertitore di coppia idraulico. I più recenti automatici hanno sei marce (Mercedes avrà un sette marce), sono gestiti dall’elettronica, hanno la gestione autoadattativa (cambio automatico adattativo, AGS, e dopo la partenza da fermo non hanno slittamenti interni al convertitore di coppia grazie al lock-up. Le differenze di consumo rispetto a un’auto con cambio manuale non sono rilevanti, e a volte è addirittura l’automatica a consumare meno della manuale.
Parliamo di consumi effettivi, rilevati nelle condizioni reali d’utilizzo della macchina, non soltanto di consumi dichiarati dalle Case. E’ vero che un esperto e attento guidatore concentrato esclusivamente sulla guida (che, quindi, istante per istante, sa decidere qual è il rapporto di trasmissione ideale e, di conseguenza, effettua tutte le cambiate del caso) può consumare qualcosa meno di una trasmissione automatica. Tuttavia, nella realtà di tutti i giorni, le cose non vanno così, perché il guidatore non può, per ovvie ragioni, porre una simile attenzione. Nel normale programma di guida un automatico

inserisce la marcia più lunga appena possibile: non gli costerà nessuna fatica scalare appena il guidatore preme con più decisione l’acceleratore. Non fermatevi alle prestazioni rilevate nell’accelerazione da zero a 100 Km/h, oppure sul chilometro con partenza da fermo. Sono almeno due i validi motivi per non dare troppo peso a questi dati che condannano gli automatici (anche se soltanto per alcuni decimi di secondo). Il primo motivo è che con i manuali tali prestazioni record sono conseguibili soltanto da piloti professionisti, che per ottenere il tempo non trattano certo con i guanti frizione, cambio e motore. Sono tempi indicativi delle potenzialità massime della vettura, ma non del suo effettivo utilizzo. Il cambio automatico, invece, con l’acceleratore a tavoletta fa tutto da solo, quindi i tempi migliori sono ottenibili da chiunque. In più, la centralina, pur sfruttando al meglio il motore, impedisce fuorigiri pericolosi e guai alla trasmissione. Tali accelerazioni si potrebbero dunque ripetere cento volte di seguito senza provocare danni alla vettura. Il secondo motivo è che nella guida di tutti i giorni si sfruttano più le doti di ripresa che non quelle d’accelerazione pura. Nella realtà, non contano tanto le partenze da dragster al semaforo quanto il riprendere velocità rapidamente per un sorpasso o per disimpegnarsi nel traffico. In questo compito niente supera l’automatico.

Pagina 1 | Pagina 2 | Pagina 3 | Pagina 4| Pagina 5|Pagina 6|Pagina 7 |Pagina 8